Secondo le diverse versioni del racconto, alcuni personaggi decisero di mettere in difficoltà Gesù chiedendogli se gli Ebrei dovessero o meno rifiutarsi di pagare le tasse agli occupanti Romani. Nel Vangelo secondo Luca si specifica che, evidentemente attendendosi che Gesù si sarebbe opposto al tributo, essi intendevano «consegnarlo all'autorità e al potere del governatore», che all'epoca era Ponzio Pilato e che era responsabile della raccolta dei tributi. I vangeli sinottici raccontano che gli interlocutori si rivolsero a Gesù lodandone l'integrità, l'imparzialità e l'amore per la verità, poi gli chiesero se fosse o meno giusto per gli Ebrei pagare le tasse richieste da Cesare. Gesù, dopo averli chiamati ipocriti, chiese loro di produrre una moneta buona per il pagamento e poi di chi fossero nome e raffigurazione su di essa; alla risposta che si trattava di Cesare, rispose «Date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio» (il Vangelo di Tommaso completa la frase con «e date a me ciò che è mio»). I suoi interlocutori, confusi dalla risposta autorevole e ambigua, si allontanarono contrariati.
Nel Vangelo secondo Marco e in quello secondo Matteo gli interlocutori di Gesù sono farisei ed erodiani; l'autore del Vangelo secondo Luca parla di informatori degli scribi e dei sommi sacerdoti.
Le tasse imposte dai Romani alla Giudea avevano causato in precedenza delle rivolte. Nel 6 fu indetto il censimento di Quirinio allo scopo di determinare le ricchezze da tassare, ma ciò provocò la rivolta di Giuda il Galileo che, sebbene repressa, portò probabilmente alla nascita del movimento degli Zeloti.
Il tema delle tasse romane e della loro evasione da parte degli Ebrei è ricorrente nel Nuovo Testamento. Durante il processo di Gesù, l'imputato fu accusato di essersi proclamato re dei Giudei, ma nel Vangelo secondo Luca è aggiunta l'accusa di essersi opposto al pagamento delle tasse. Uno degli apostoli di Gesù, Matteo, era stato chiamato proprio mentre stava lavorando, mentre Zaccheo, uno dei principali esattori delle tasse sotto Pilato, era stato convinto da Gesù a pentirsi e abbandonare il proprio lavoro; in diverse occasioni, infine, Gesù parlò male degli esattori, giungendo persino ad accomunarli alle prostitute.
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